Come cambiano le lingue europee insegnate a scuola – siamo pronti per il futuro?

Il valore della diversità linguistica è uno dei principali capisaldi dell’Unione Europea, e questo si va a rispecchiare anche nell’insegnamento delle lingue nelle scuole dei 27 Paesi membri, nei quali le lingue ufficiali sono 24, ma ci sono anche diverse lingue regionali e minoritarie che vengono prese in considerazione se si allargano i confini a tutti i Paesi parte del continente europeo.

In questo articolo, ci occuperemo di analizzare quali sono le lingue insegnate nelle scuole dei vari Paesi europei, e i cambiamenti che negli ultimi anni hanno riguardato l’insegnamento di lingue come l’inglese, il francese, il tedesco e lo spagnolo, oltre a vedere quali sono le differenze riguardanti l’insegnamento delle lingue nelle varie tipologie di istituti di formazione come il centro The Language Center.

L’inglese: la lingua più studiata in Europa

Secondo i dati raccolti da Eurostat ed UOE, l’inglese è la lingua più studiata in tutta Europa, ed è insegnata come materia obbligatoria nella maggior parte delle scuole primarie e secondarie dei vari Paesi. Sono pochi, invece, i Paesi che affiancano all’inglese l’insegnamento di un’altra lingua straniera, ad esempio:

  • Irlanda: il francese è la seconda lingua più studiata
  • Lussemburgo: tedesco e francese sono le lingue più studiate, ed entrambe vengono insegnate negli istituti di istruzione secondaria
  • Liechtenstein: gli studenti imparano francese ed inglese, anche se l’inglese è la lingua predominante nell’istruzione primaria e secondaria
  • Belgio: nella parte fiamminga, il francese è la seconda lingua più studiata, che diventa invece l’olandese nella parte francese del Paese

Per quanto riguarda l’istruzione primaria, in Paesi come Spagna, Cipro, Malta, Austria, Lussemburgo, Liechtenstein, Macedonia del Nord e Norvegia, il 99-100% degli studenti studia la principale lingua straniera europea, l’inglese, ma non è così in tutti i Paesi. Ad esempio, nella comunità fiamminga del Belgio è solo il 26,1% degli studenti a studiare l’inglese, e similmente accade anche in Olanda e in Ungheria, dove le percentuali si attestano sul 44,6% e 45,9%.

Nell’istruzione secondaria inferiore, in quasi tutti i Paesi almeno il 90% degli studenti studia l’inglese, e sono pochi i Paesi in cui ciò non accade, come ad esempio l’Irlanda, dove non c’è l’obbligo di studiare una lingua straniera, ma il 49,2% degli studenti sceglie ugualmente di studiare il francese. Per quanto invece riguarda l’istruzione secondaria superiore, il numero di studenti che sceglie di studiare una lingua straniera scende ancora, e ciò accade per due ragioni: sia perché è possibile scegliere scuole dove questo non è previsto, sia perché vengono, in generale, insegnate più lingue. Nonostante ciò, è possibile vedere come in circa metà dei Paesi europei oltre il 90% degli studenti scelga ugualmente di portare avanti lo studio dell’inglese, e le percentuali più basse in questo caso si hanno in tre Paesi nordici, ossia Danimarca, Islanda e Norvegia, dove gli studenti che studiano l’inglese sono tra il 40% e il 60%.

Le lingue più studiate dopo l’inglese: francese e tedesco

Come abbiamo visto, in gran parte dei Paesi europei l’inglese è la lingua straniera più studiata, ma abbiamo anche visto che non è così in tutti i Paesi, e che in altre regioni si vanno ad imparare più di una lingua straniera, quantomeno in uno dei vari passaggi dell’istruzione obbligatoria.

A livello europeo, possiamo vedere come la seconda lingua più studiata sia il francese, molto popolare nei Paesi dell’Europa centrale e meridionale, come Germania, Grecia, Spagna, Italia, Cipro, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Romania e Liechtenstein, mentre diventa meno popolare nell’Europa orientale e nei Paesi nordici. Il tedesco diventa invece la seconda lingua più studiata nell’istruzione secondaria superiore, e anche in questo caso ci sono delle differenze geografiche riguardanti la popolarità di questa lingua, che è molto studiata in Europa centrale e sud-orientale, ossia in Paesi come Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Ungheria, Polonia, Slovenia, Slovacchia, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia del Nord, ma anche in Danimarca, Irlanda, Lussemburgo, e Paesi Bassi.

Altre lingue europee che vengono studiate, anche se con percentuali molto inferiori, sono lo spagnolo e il russo. A livello europeo, circa il 18% degli studenti delle scuole secondarie superiori studia lo spagnolo, e sono ancora meno quelli che studiano il russo, che però va sottolineato rimanere una scelta molto popolare in molti Paesi dell’est Europa, come Bulgaria, Estonia, Lituania e Lettonia.

Cosa succede per le altre lingue europee?

Come abbiamo visto, le lingue ufficiali europee sono 24, e togliendo i casi in cui si va ad imparare una lingua straniera per ragioni storiche o di vicinanza geografica, come ad esempio lo svedese in Finlandia, dove è una lingua minoritaria e seconda lingua ufficiale, sono poche le lingue europee al di fuori di quelle che abbiamo già menzionato che vengono studiate negli istituti di formazione obbligatoria europei. Infatti, dai dati è possibile vedere che, escludendo inglese, spagnolo, francese e tedesco sono solo sei le lingue europee che vengono studiate da almeno il 10% degli studenti ad uno dei livelli di istruzione obbligatoria. Nello specifico, si tratta di danese, olandese, estone, italiano, russo e svedese.

Da quanto abbiamo visto in questi dati, è piuttosto semplice comprendere perché ci sia questa grande disparità tra le varie lingue europee insegnate a scuola: l’inglese è la lingua veicolare di tutto il mondo, ed è essenziale che si inizi ad imparare fin da piccoli, in modo da poter comunque raggiungere un livello accettabile alla fine del ciclo di istruzione obbligatoria. Per quanto riguarda francese, spagnolo e tedesco, abbiamo potuto vedere che queste lingue sono studiate maggiormente nei Paesi dove la lingua madre ha un’affinità con la lingua straniera, che va quindi a semplificarne l’apprendimento grazie ad assonanze e similitudini grammaticali e di lessico. Lo stesso accade per le lingue meno studiate, che però hanno dei picchi di popolarità nei Paesi dove ci sono delle minoranze che le parlano, oppure per affinità e vicinanza geografica, che porta quindi il confine della lingua parlata a non coincidere con il confine geopolitico del Paese.

Ciò non toglie, però, che ci siano moltissime altre lingue europee che sono completamente escluse da questo quadro, e che andrebbero invece valorizzate maggiormente, proprio in virtù del principio europeo secondo cui si dà valore alla diversità linguistica che caratterizza la popolazione europea. Dunque, lo studio di una lingua straniera dovrebbe essere svolto sicuramente per un’utilità lavorativa nel futuro degli studenti, ma ciò non toglie che si possa studiare una lingua straniera anche per il piacere stesso di farlo, e per scoprire una piccola parte della variegata identità europea che ci accomuna.

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